Vivere senza chimica

VIVERE SENZA CHIMICA?

Chiedersi se sia possibile vivere senza la chimica è di fatto un paradosso: tutto è chimica, la chimica è ovunque e noi stessi siamo fatti di chimica.

Anche volendo delimitare l’ambito ai soli prodotti chimici, ipotizzando di poterne fare a meno, la domanda risulta assurda, giacché la nostra vita dura più a lungo (la speranza di vita alla nascita, nel 2022, è stimata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne) grazie alla prevenzione, alla diagnostica, alle cure farmaceutiche a tutti i dispositivi medici che non esisterebbero senza la chimica. Per non parlare del tenore di vita che essa ci garantisce in termini di salubrità, economicità, sostenibilità e all’indubitabile apporto che fornisce al progresso tecnologico.

Perché allora porci una domanda così illogica già in premessa? Esistono davvero le condizioni perché si possa anche solo immaginare di escludere i prodotti chimici dalla nostra vita? La risposta è ovviamente no, ma sembra purtroppo che non pochi siano convinti del contrario.

L’attività di Federchimica sui social, terminale interessante anche se, ovviamente, non statisticamente valido per misurare l’opinione generale, fornisce qualche indicazione.
I temi proposti, che riguardano la scienza chimica, i prodotti e i processi chimici, le false credenze diffuse al riguardo e le argomentazioni proposte anche da autorevoli divulgatori scientifici, registrano senz’altro un buon seguito e hanno ottimi indicatori.

Federchimica fattinonfake 

Negli anni si è cercato di raccontare il settore in modo semplice e chiaro, seppure rigoroso in termini scientifici, ottenendo riscontri convincenti: gli ultimi dati ci dicono che in pochi anni abbiamo raggiunto, direttamente o indirettamente tramite i nostri follower, più di 20 milioni di persone.
I nostri follower sono in continua crescita e i nostri messaggi sono apprezzati dimostrando, tra l’altro, quanto la chimica sia pervasiva e irrinunciabile, anche in termini di sostenibilità ambientale.

È sufficiente? No, o almeno, non ancora: spesso i nostri messaggi contro le fake news fanno nascere un dibattito accesissimo, strutturato su affermazioni del tutto prive di fondamento, per fortuna spesso vivacemente contestate dalla nostra stessa community.

Esiste dunque un persistente pensiero negativo, più nelle opinioni che nei fatti: spesso, infatti, si ricorre quotidianamente alla chimica senza nemmeno saperlo, o riconoscerlo.
È l’atteggiamento nei confronti del concetto di chimica, intesa come prodotto, a destare ancora forti preoccupazioni.

Screen account instagram Federchimica

Il rischio è che tale atteggiamento, suffragato più da falsi miti che da dati reali, ci porti a vedere con favore, in termini di opinione, provvedimenti normativi che, di fatto, potrebbero eliminare intere famiglie di prodotti, dei quali il sistema economico e la nostra società non possono certamente fare a meno.

Il rischio è di rinunciare alla disponibilità di sostanze insostituibili non solo per i prodotti chimici, ma per la stragrande maggioranza del sistema produttivo, strettamente legato all’industria chimica in quanto filiera a valle.
La transizione ecologica è senza dubbio una priorità, ma rischia di essere concepita in tempi e modalità che, alla lunga, potrebbero minarne la concreta attuazione, anche mettendo a rischio lo sviluppo nostro e delle future generazioni.

Il dizionario Treccani definisce transizione la “fase intermedia del processo, nella quale si altera la condizione, per lo più di approssimativo equilibrio, che si aveva nella fase iniziale, e che dà luogo poi a una nuova condizione di equilibrio”.
La gradualità, insita nella parola stessa, è un criterio prezioso da adottare nel perseguimento della sostenibilità. Va trovato un nuovo equilibrio per il nostro Pianeta, al quale la chimica dà e potrà dare un contributo fondamentale.

L’essenzialità della chimica va affermata con forza, oggi più che mai, anche per sostenere la transizione ecologica con soluzioni innovative che siano di supporto alle sfide globali, prima fra tutte il climate change; soluzioni che, ad esempio, aiutino a superare, a tempo debito, l’indispensabilità delle fonti tradizionali o a sostituire materiali preziosi con altri, più economici ed ecocompatibili.

Occorre strutturare un’attività di comunicazione a tutti i livelli, per spiegare, motivare, raccontare l’attività di un’industria indispensabile al Paese e alla nostra società, che non solo si è già da molti anni attrezzata per produrre in modo sostenibile, ma che avrà un ruolo chiave anche nella transizione ecologica da tutti invocata, a dispetto di quanto ancora alcuni continuano a credere.



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