Lo scenario europeo

Siamo entrati nell’ultimo anno della IX legislatura, le prossime elezioni europee si terranno, infatti, tra il 6 e 9 giugno 2024. In questi quattro anni l’Europa si è trovata a fare i conti con sfide significative: Brexit, pandemia Covid-19 e guerra in Ucraina.

LA BREXIT E LE SFIDE DELL'UNIONE EUROPEA NEL PANORAMA GLOBALE

A meno di un anno dall’inizio della legislatura attuale, ovvero gennaio 2020, è stata sancita ufficialmente la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione europea. Si è trattato di un evento di grande rilevanza con implicazioni politiche ed economiche significative. Dal punto di vista politico, questa scelta ha creato divisioni sia all’interno del Regno Unito che all’interno dell’Unione europea. La decisione di lasciare l’UE è stata il risultato di un dibattito complesso e polarizzante - iniziato con un referendum consultivo a giugno 2016 - sulla sovranità nazionale, l’immigrazione e il ruolo dell’Unione. Ciò ha portato a una frammentazione politica nel Regno Unito, evidenziata da divergenze tra i vari partiti politici e la difficile negoziazione degli accordi di uscita.
Inoltre, la Brexit ha avuto ricadute significative per l’UE stessa e ha posto una sfida alla coesione e all’unità europea, mettendo in discussione il progetto stesso di integrazione. L’UE ha dovuto affrontare le conseguenze della Brexit ridefinendo le sue priorità e rinegoziando i rapporti con il Regno Unito. Ciò ha richiesto una revisione generale degli accordi commerciali e della cooperazione politica.
Dal punto di vista economico, la decisione di lasciare il mercato unico europeo ha comportato la fine della libera circolazione delle merci, dei servizi, delle persone e dei capitali tra il Regno Unito e l’UE. Il Regno Unito ha dovuto affrontare la sfida di stabilire nuovi accordi commerciali con l’UE e con altri partner internazionali. Le negoziazioni sono state complesse e hanno richiesto tempo, generando incertezza per le imprese e gli investitori. Inoltre, la Brexit ha avuto un impatto sul settore finanziario, con alcune Istituzioni finanziarie che hanno trasferito parte delle loro attività dall’UK all’UE.
Dall’altro lato, l’UE ha dovuto affrontare la perdita di un importante membro e contribuente netto al bilancio comunitario. La Brexit ha richiesto una ridefinizione delle politiche, dei fondi e degli obiettivi dell’Unione. È stata necessaria una riallocazione delle risorse e una riflessione sull’integrazione e sul futuro stesso dell’Unione europea. Il pieno impatto della Brexit richiederà del tempo per essere valutato completamente.

Sempre il 2020 è stato l’anno segnato dalla pandemia Covid-19, evento che ha generato una crisi senza precedenti a livello globale, mettendo a dura prova il sistema economico e le catene del valore in tutto il mondo. In questa situazione, l’Unione europea, oltre alle risposte in campo sanitario, ha cercato di adottare diverse misure per affrontare la crisi.

È stata riconosciuta l’importanza di rafforzare la resilienza delle catene del valore per garantire la continuità delle forniture durante la crisi. Sono state promosse strategie per ridurre la dipendenza da singoli Paesi o regioni, diversificando le fonti di approvvigionamento e promuovendo la produzione interna di beni essenziali. Inoltre, sono state avviate iniziative per identificare settori critici e promuovere la riduzione dei rischi nella gestione delle catene del valore. Sono state adottate misure per mantenere aperti i mercati e facilitare il commercio durante la pandemia. Sono state ridotte le restrizioni agli scambi e sono stati semplificati i controlli doganali per garantire una circolazione fluida delle merci. Inoltre, è stato promosso il dialogo con i partner commerciali per affrontare le problematiche legate al commercio internazionale durante la crisi.

Durante la pandemia l’Unione europea ha accelerato la transizione digitale e verde, puntando a target molto stingenti in termini di riduzione di emissioni. L’UE ha sì destinato fondi per stimolare gli investimenti in queste aree, promuovendo la digitalizzazione delle imprese e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, ma le risorse messe in campo rischiano di non essere sufficienti. Inoltre, la velocità della transizione pone seri dubbi relativa mente ai potenziali impatti che tali scelte avranno sulle fasce più deboli della popolazione.

Nel momento di forte ripresa dalla crisi Covid-19 che aveva visto un crollo di PIL dell’area euro sfiorare il 10%, l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa a inizio 2022 ha innescato una crisi energetica e inflattiva senza precedenti, con importanti ricadute negative sull’industria europea, inclusa quella italiana.

L’Europa, compresa l’Italia, scontava una forte dipendenza di approvvigionamento di gas naturale dalla Russia, con il passaggio attraverso l’Ucraina come principale rotta di transito. La guerra ha causato l’interruzione delle forniture mentre la mancanza di approvvigionamento di gas ha portato a un aumento dei prezzi dell’energia.
L’aumento dei prezzi ha rappresentato un grande ostacolo per l’industria. Settori energy intensive come l’industria chimica, l’industria manifatturiera e l’industria pesante, hanno subito un impatto significativo. I costi energetici più elevati hanno ridotto la redditività delle imprese, che in alcuni casi si sono viste costrette addirittura a fermare la produzione e limitato la capacità di investire in innovazione, ricerca e sviluppo. Ciò ha ostacolato la crescita economica e la competitività delle industrie europee sul mercato globale. Le aziende si sono trovate ad affrontare costi energetici imprevedibili, che hanno reso difficile la pianificazione e la gestione finanziaria a lungo termine. L’incertezza legata all’approvvigionamento energetico ha anche rallentato gli investimenti nel settore industriale, poiché le imprese sono state ovviamente riluttanti a impegnarsi in progetti a lungo termine senza una stabilità garantita dei prezzi e sicurezza di approvvigionamento.

La crisi energetica ha evidenziato i limiti delle politiche energetiche europee. È emersa la necessità di ridurre la dipendenza da singoli fornitori, promuovere la diversificazione delle fonti energetiche e riformare il mercato elettrico.

In questi anni di cambiamenti radicali ed estremamente rapidi, non è possibile non osservare come l’Unione europea in molti ambiti non abbia rivisto i propri obbiettivi e abbia mantenuto un approccio costante improntato alla sovra regolazione normativa senza rivedere gli studi di impatto alla base della propria produzione normativa.

Le sfide che l’Unione deve affrontare nello scenario globale sono più che mai complesse: dallo spostamento del centro di gravità dell’economia mondiale verso l’Asia, al cambiamento climatico, all’approvvigionamento energetico e di materie prime critiche oltre la lotta all’inflazione e agli interrogativi che l’esponenziale sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe porre nell’immediato futuro. Inoltre, non può essere ignorato il fatto di come la transizione verde e digitale dell’Europa che prevede il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 si basa su materie prime critiche, come litio, cobalto e minerali rari, che in Europa scarseggiano e dove la Cina da sola, invece, rappresenta l’86% dell’offerta di tali materie. L’obiettivo per il 2030 è quello di ottenere il 10% dell’estrazione e dell’attività mineraria all’interno dell’UE. Ciò significa che il 90% dovrà comunque provenire dall’esterno dell’UE, la gestione sostenibile di risorse carenti, oltre alla sicurezza energetica, rimarrà quindi una sfida importante negli anni a venire.

RISPOSTA DELL’UNIONE EUROPEA ALLA PANDEMIA E ALLA CRISI ENERGETICA

Se i tanti dossier derivanti dal Green Deal europeo fanno parte di un preciso indirizzo politico che questa Commissione europea (CE) ha voluto perseguire sin da subito, altri strumenti, spesso inediti, sono stati il frutto del tentativo dell’UE di adattarsi alla pandemia di Covid-19 prima e alla crisi energetica poi e di mantenere la competitività delle imprese UE. Per la pandemia, il fulcro delle risposte della CE sono state le risorse del NextGeneration EU (NGEU), che ora devono essere impiegate dagli Stati per attuare i piani nazionali presentati alla CE. Il NGEU fornisce agli Stati membri sovvenzioni e prestiti, per un ammontare totale di 806.9 miliardi di euro, al fine di portare a termine riforme e investimenti all’interno dei loro territori per rendere le economie e le società più sostenibili, resilienti e preparate alla transizione verde e digitale. Per ottenere i fondi, gli Stati membri sono tenuti ad elaborare dei piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR), che illustrano come intendono investire i fondi richiesti e a rispettare gli obiettivi concordati. L’Italia, con 191,5 miliardi di euro, risulta essere il primo beneficiario di tali fondi tra gli Stati membri.
Oltre alle conseguenze del Covid, tuttavia, il comparto chimico - in quanto principale consumatore di elettricità a livello industriale - ha pesantemente subito gli effetti della crisi energetica. Per questo motivo, Federchimica ha seguito da vicino le risposte della CE a tale crisi, come il RepowerEU, il percorso avviato dalla CE che si è concretizzato in diverse azioni congiunte, come diversificare l’approvvigionamento energetico dell’UE; garantire un approvvigionamento energetico a prezzi accessibili; nuove norme per lo stoccaggio del gas e il risparmio energetico; investire nelle energie rinnovabili.
In questo contesto, si inserisce la piattaforma AggregateEU: un meccanismo che consente alle imprese europee di registrare il proprio fabbisogno di gas per l’acquisto in comune di gas a livello dell’UE, da cui è escluso quello russo. Tale piattaforma ha l’obiettivo di coordinare lo stoccaggio europeo del gas per affrontare il prossimo inverno e negoziare prezzi migliori con i fornitori internazionali. La piattaforma, lanciata dalla CE ad inizio maggio, è prossima a lanciare la sua terza gara per l’acquisto congiunto di gas.

Tali risposte delle Istituzioni UE, hanno quindi come scopo quello di supportare tutti quei comparti che sono stati pesantemente impattati dalla crisi energetica. Uno di questi settori, di grande importanza per l’industria chimica, è quello dei fertilizzanti. La crisi energetica, la scarsità di materie prime come l’azoto e i minerali hanno provocato, infatti, un amento del costo dei fertilizzanti con inevitabili ripercussioni sul costo dei generi alimentari. In tal senso, il Parlamento europeo (PE) ha presentato una risoluzione, chiedendo alla CE di adottare misure aggiuntive per garantire la disponibilità di fertilizzanti, la futura autosufficienza dell’UE in questo settore critico dell’agricoltura e l’accesso degli agricoltori alle informazioni e alle risorse per migliorare la fertilità del suolo e la gestione dei fertilizzanti.

Anche alla luce dell’impatto della crisi energetica sulla competitività di molti settori, la CE ha presentato, a fine febbraio, il Green Deal Industrial Plan, che mira a rafforzare la capacità dell’industria europea di realizzare quelle tecnologie e prodotti “a zero emissioni nette” necessari per il raggiungimento della neutralità climatica. Il piano, che la CE concepisce come complementare a REPowerEU e NextGenerationEU, prevede un pacchetto di tre distinti provvedimenti: la riforma della struttura del mercato dell’elettricità dell’UE, il Critical Raw Material Act e il Net-Zero Industry Act.

La proposta di Regolamento per la riforma della struttura del mercato dell’elettricità dell’UE vuole tutelare i consumatori da future impennate dei prezzi e da potenziali manipolazioni del mercato. La proposta prevede una scelta più ampia di contratti per i consumatori; un obbligo per gli Stati membri di istituire fornitori di ultima istanza per evitare improvvise sospensioni di elettricità e la possibilità per gli Stati membri di estendere i prezzi al dettaglio regolamentati alle famiglie e alle PMI in caso di crisi.

La proposta di Regolamento Critical Raw Material Act (CRMA) ha l’obiettivo di garantire all’UE un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche. Vengono stabiliti chiari parametri di riferimento da raggiungere entro il 2030 per rafforzare le capacità dell’UE lungo i diversi passaggi della catena del valore e, in un’ottica di diversificazione delle importazioni europee di materie prime critiche, nessun Paese terzo deve avere un ruolo eccessivamente preponderante nel rifornire l’UE nel suo consumo annuale di ciascuna materia prima strategica.

Ultimo elemento del pacchetto è la proposta di Regolamento Net-Zero Industry Act (NZIA), che costituisce la risposta europea all’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti e mira a incrementare la produzione di tecnologie fondamentali per il conseguimento della neutralità climatica, come pannelli solari, turbine eoliche ed elettrolizzatori, con l’obiettivo che almeno il 40% di tali tecnologie sia prodotto nell’UE entro il 2030. Quest’ultima proposta ha suscitato delle perplessità nell’industria, come sottolinea il Cefic (Associazione europea della chimica), in quanto manca di un approccio che copre l’intera catena del valore industriale e, nello specifico dell’industria chimica, non include le sostanze e i materiali chimici che permettono la fabbricazione di tecnologie pulite.
Nel momento in cui si scrive, le prime due proposte sono ad uno stato dei lavori abbastanza avanzato; infatti, entrambi i colegislatori hanno adottato le loro posizioni e a breve inizieranno i negoziati interistituzionali. L’ultima proposta, invece, si trova al vaglio del PE.

CHEMICAL STRATEGY FOR SUSTAINABILITY

Proseguono i lavori delle Istituzioni europee per una radicale modifica della legislazione di riferimento per le imprese della chimica, annunciata dalla Commissione europea (CE) nel 2020 nell’ambito della Chemicals Strategy for Sustainability (CSS), la strategia del Green Deal interamente dedicata al settore chimico.

Il 2022 si è concluso con la presentazione della proposta di revisione del Regolamento CLP (sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche e delle miscele). Una prima, importante modifica è entrata in vigore già ad aprile di quest’anno: l’introduzione di nuove classi di pericolo per gli interferenti endocrini (ED), le sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) o molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB) e, infine, le sostanze persistenti, mobili e tossiche (PMT) e molto persistenti e molto mobili (vPvM). Con questa misura, di grande impatto per i produttori di sostanze e per gli utilizzatori a valle, l’UE si discosta dal sistema armonizzato di classificazione ed etichettatura a livello globale dell’ONU (Globally Harmonized System-GHS), che ancora non ha ripreso queste classi di pericolo. Altri aspetti della revisione proposta dalla CE sono al momento in discussione in Parlamento europeo (PE) e nel Consiglio dell’UE. Mentre quest’ultimo ha adottato la propria posizione negoziale lo scorso giugno, il Parlamento europeo prevede di finalizzarla in ottobre. Federchimica sta sensibilizzando gli eurodeputati italiani e i rappresentanti governativi a Bruxelles sugli elementi di maggiore rilevanza per le imprese. Fra questi, la definizione di “sostanza multi-costituente” introdotta dalla CE, che creerebbe incertezze normative rispetto al corretto trattamento delle sostanze e delle miscele, nonché l’inclusione della possibilità di proposte di classificazione ed etichettatura armonizzata per gruppi di sostanze Se il Consiglio ha posto rimedio a diverse criticità del testo della CE, ad esempio eliminando le stringenti misure relative alle sostanze multi-costituenti, la posizione del Parlamento europeo in fase di finalizzazione nel momento in cui si scrive risulta maggiormente problematica. La rapidità dei lavori in PE e in Consiglio rende molto probabile un’approvazione finale della revisione del CLP entro la fine della legislatura in corso.

Continua invece l’attesa per la revisione del REACH, prevista per la fine del 2022 ma oggetto di molteplici rinvii, a riprova della sensibilità e complessità di questo dossier. Nel momento in cui si scrive, la presentazione della proposta è prevista nell’ultimo trimestre del 2023. Se tali tempistiche saranno confermate, sarà principalmente il prossimo PE, in carica dal 2024-2029, a lavorare sul dossier.

Molti gli aspetti cruciali che la CE intende modificare, come l’estensione a un maggior numero di sostanze (come gli ED e le PBT) del cosiddetto “approccio generico alla gestione del rischio”, al fine di eliminare tali sostanze nei prodotti di consumo e negli usi professionali sulla base delle loro proprietà di pericolo e non più di rischio. Nella Chemicals Strategy, la CE aveva annunciato che le sostanze gestite in base a tale approccio sarebbero state consentite solo per “usi essenziali per la società”. Al momento della stesura di questo capitolo, la CE non ha ancora pubblicato i criteri per definire tali usi.

Ma la portata della CSS non si limita alle revisioni di REACH e al CLP, bensì coinvolge anche specifiche normative di settore. Fra le proposte di revisione previste, la prima ad arrivare è stata quella del Regolamento sui detergenti, a fine aprile 2023, seguita dal Regolamento sulla sicurezza dei giocattoli, a fine luglio. Quanto alla prima proposta di Regolamento, tra le diverse misure troviamo l’introduzione di specifiche di sicurezza per i detergenti che contengono microorganismi, l’obbligo di marcatura CE per i detergenti e indicazioni per i detersivi sfusi. Quanto alla seconda, vengono ampliate le sostanze oggetto di divieto all’interno dei giocattoli e sono previsti maggiori controlli per i prodotti provenienti da Paesi extra-UE. la parità di condizioni tra i giocattoli fabbricati nell’UE e all’estero. Anche la proposta di modifica del Regolamento cosmetici dovrebbe essere presentata entro il 2023, mentre le tempistiche per la legislazione sui materiali a contatto con gli alimenti sono più incerte.

Il 2022 è stato anche l’anno della pubblicazione da parte della CE del Transition Pathway per il settore chimico. Il documento, fortemente voluto da Cefic, traccia un percorso di adattamento del settore alla duplice transizione ecologica e digitale, anche alla luce delle importanti modifiche del quadro normativo inaugurate dalla CSS. Competitività sostenibile, investimenti, sostegno alla R&S, normative, accesso a energia e materie prime, sviluppo di competenze, dimensione sociale sono gli elementi fondamentali attorno a cui si sviluppa il Transition Pathway. Federchimica ha sottolineato l’importanza di tale documento alle autorità italiane sin da prima della sua pubblicazione e continuerà a seguirne con attenzione la fase di co-attuazione da parte di tutti gli attori coinvolti. Sono, infatti, previste circa 180 azioni che dovranno essere portate avanti, congiuntamente o separatamente, da Stati membri, Istituzioni UE e industria.

Sta, infine, assumendo sempre più rilevanza nel dibattito politico europeo la gestione delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), attualmente impiegate in una molteplicità di settori (dall’automotive all’edilizia, passando per l’abbigliamento, l’elettronica e gli articoli medici). Nella CSS, la CE ha annunciato una serie di misure per la graduale eliminazione delle PFAS nell’UE, salvo per usi essenziali, a causa delle preoccupazioni sollevate dalla loro persistenza nell’ambiente. A gennaio di quest’anno le autorità di Danimarca, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia hanno presentato una proposta di restrizione che vieterebbe la fabbricazione, uso e immissione sul mercato di circa 10.000 PFAS. L’ECHA (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha avviato una consultazione pubblica che resterà aperta fino all’autunno per raccogliere i commenti delle imprese e delle altre parti interessate sul dossier di restrizione. Federchimica continuerà a seguire con la massima attenzione l’evoluzione del dossier e i risvolti del più ampio dibattito politico. Al di là della proposta di restrizione, infatti, il tema delle PFAS sta emergendo anche in relazione a diversi dossier attualmente al vaglio dei co-legislatori UE, fra cui la normativa in materia di acque e quella sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.



ECONOMICA CIRCOLARE

Nella Commissione europea (CE) procedono spediti i lavori sul fronte dell’economia circolare, con importanti novità per Federchimica, derivanti dal piano d’azione per l’economia circolare (CEAP), pubblicato nel marzo 2020 con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica dell’UE nel 2050.

Tra i dossier che Federchimica sta monitorando attivamente vi è il Regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggio (PPWR). La proposta è stata presentata dalla CE a novembre 2022 e prevede numerosi cambiamenti nel settore degli imballaggi, come l’introduzione di un contenuto minimo di materiale riciclato negli imballaggi in plastica; restrizioni all’uso di determinati formati di imballaggi monouso in plastica e un’ampia gamma di obiettivi di riutilizzo e ricarica per diversi settori e formati di imballaggio. La proposta è di rilevante sensibilità per l’industria italiana, come si evince dalla presenza di diversi eurodeputati italiani che ricoprono ruoli di primo piano su questo dossier nel Parlamento europeo (PE). Dopo uno sprint iniziale, i lavori nel PE procedono più lentamente e la Commissione ambiente, competente per merito, conta di adottare la sua posizione in merito verso la fine di ottobre, ritardando l’approvazione della propria posizione nella plenaria. Nel Consiglio dell’UE, il dossier verrà trattato più approfonditamente sotto la presidenza belga, alla guida del Consiglio dell’UE a partire da gennaio fino alla fine di luglio 2024. Federchimica, in stretta collaborazione con Confindustria, sta attivamente lavorando sul dossier, incontrando gli uffici degli eurodeputati italiani interessati per presentare la propria posizione e sottolineare le criticità del settore.

Un altro pilastro del pacchetto economia circolare e rilevante per Federchimica è il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR). La proposta di Regolamento è stata presentata dalla CE a marzo 2022 ed estende i requisiti di ecodesign e il numero di prodotti a cui questi si applicano, a differenza dell’attuale Direttiva, che, invece, si applica principalmente alle prestazioni energetiche dei prodotti. Fra i prodotti che la CE sta valutando come candidati per l’applicazione di nuovi requisiti ecodesign vi sono, per esempio, i prodotti tessili, mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti, prodotti chimici e i prodotti informatici. In base alla proposta della CE, i nuovi requisiti ecodesign riguarderanno aspetti del prodotto quali la durabilità, la riutilizzabilità, la possibilità di manutenzione ma anche la presenza di “sostanze che destano preoccupazione” (substances of concern - SoC) nei prodotti. Uno degli aspetti più rilevanti e critici per Federchimica, seguito in coordinamento con il Cefic è proprio la definizione di SoC introdotta dalla CE nella proposta di Regolamento. La CE, infatti, propone una definizione molto ampia, il che rischia di creare sovrapposizioni con il REACH per quanto riguarda la gestione delle sostanze chimiche nei prodotti. Un altro aspetto rilevante per Federchimica è l’introduzione del Passaporto digitale dei prodotti (DPP), concepito dalla CE come uno strumento per condividere lungo la catena del valore informazioni sui prodotti, fra cui anche la presenza di SoC. Se non adeguatamente progettato, il DPP potrebbe essere di difficile attuazione per le imprese, soprattutto per le PMI. Il Consiglio dell’UE ha adottato la sua posizione sull’ESPR a maggio, dove non modifica la definizione di SoC proposta dalla CE, ma inserisce alcuni elementi che sembrano circoscrivere le SoC rilevanti ai sensi dell’ESPR a quelle con un impatto sulla circolarità dei prodotti. L’Italia ha espresso contrarietà alla mancata modifica della definizione di SoC. Il PE ha adottato la sua posizione a luglio e, dopo la pausa estiva, sono iniziati i negoziati interistituzionali tra i due colegislatori.

Il tessile sarà molto probabilmente interessato dai nuovi requisiti di ecodesign e, a tal proposito, la CE ha presentato a marzo 2022 una Strategia dedicata al settore, con l’obiettivo di garantire che entro il 2030 i prodotti tessili immessi sul mercato dell’UE siano riciclabili e di lunga durata. La Strategia delinea una serie di misure, legislative e non, fra cui: l’introduzione di requisiti di progettazione ecocompatibile tramite l’ESPR, un regime di responsabilità estesa del produttore, nonché misure per contrastare il rilascio involontario di microplastiche dai tessuti e affrontare la questione della fast fashion. Il PE ha adottato a giugno la sua posizione sulla Strategia, dove chiede alla CE ambiziose misure per il settore, fra cui obiettivi vincolanti per la riduzione dell’impronta di carbonio dei prodotti tessili, il divieto di distruzione dei prodotti tessili invenduti e restituiti e una progettazione di riutilizzabili, riparabili, riciclabili ed efficienti dal punto di vista energetico.

Infine, la CE, oltre a prevedere nuovi requisiti di sostenibilità per i prodotti tramite i precedenti strumenti, intende intervenire anche sul modo in cui le aziende comunicano la sostenibilità dei loro prodotti attraverso la proposta di Direttiva sulla documentazione e la comunicazione delle affermazioni ambientali esplicite (Direttiva Green Claims), presentata a marzo. La proposta riguarda le autodichiarazioni ambientali esplicite fatte dalle imprese, che, prima di essere comunicate ai consumatori, dovranno essere verificate in modo indipendente e convalidate da prove scientifiche. La proposta disciplina anche i marchi ambientali, non saranno consentiti nuovi sistemi pubblici di etichettatura e qualsiasi nuovo sistema privato dovrà dimostrare il suo valore aggiunto e ottenere un’approvazione preventiva. Infine, la proposta introduce la verifica ex ante delle dichiarazioni da parte di un ente di verifica accreditato che ha facoltà di concedere un certificato di conformità valido in tutti gli Stati membri.

ZERO POLLUTION ACTION PLAN

Uno degli obiettivi stabiliti dalla Commissione europea (CE) nel Green Deal europeo è la riduzione a zero dell’inquinamento per aria, acqua e suolo. Nel 2021, la CE ha presentato un piano d’azione dedicato (Zero Pollution Action Plan), che prevede la modifica di numerose legislazioni rilevanti per la chimica, fra cui quelle legate alle emissioni industriali, all’aria e all’acqua, che Federchimica sta seguendo con attenzione.

In materia di emissioni industriali, nell’aprile del 2022 la CE ha presentato una proposta di revisione della Direttiva di riferimento (c.d. IED). Fra i principali elementi introdotti dalla CE vi sono: norme più stringenti per la riduzione delle emissioni di inquinanti, condizioni aggiuntive per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio degli impianti e nuove misure in materia di sanzioni e risarcimenti per danni alla salute. Oltre a seguire, in coordinamento con Cefic, questi aspetti trasversali, Federchimica ha concentrato le sue azioni di advocacy su un punto di specifico interesse non attenzionato da Cefic. In particolare, sono state intraprese azioni di advocacy per far sì che i produttori di mole abrasive, principalmente PMI con emissioni trascurabili rispetto ai grandi impianti disciplinati dalla IED, non rientrassero nel campo di applicazione della Direttiva (come invece previsto dalla proposta della CE). Sia il Consiglio dell’UE che il Parlamento europeo (PE) hanno posto rimedio a tale criticità. La convergenza nella posizione dei due co-legislatori renderebbe probabile una sua adozione finale in sede di negoziati interistituzionali, attualmente in corso nel momento in cui scrive.

In materia di risorse idriche, altro tema prioritario, nell’ottobre del 2022 la CE ha presentato due proposte di revisione atte a proteggere la salute umana e l’ambiente dagli effetti combinati di inquinanti tossici e/o persistenti presenti nelle acque. Quanto alla proposta di Direttiva sulla gestione integrata delle acque, l’elenco di sostanze prioritarie a livello dell’UE vedrebbe l’inclusione di 23 sostanze, compresi gli agrofarmaci come il glifosato, alcuni prodotti farmaceutici (antidolorifici, farmaci antinfiammatori, antibiotici), il bisfenolo A e un gruppo di 24 PFAS. Secondo Federchimica, il processo di prioritizzazione degli elenchi di sostanze per le acque superficiali e sotterranee dovrebbe basarsi su un’attenta della valutazione del rischio, anziché sulle proprietà chimiche di una data sostanza. In merito ad alcune specifiche criticità settoriali - per esempio la regolamentazione dei prodotti fitosanitari e dei relativi metaboliti nelle acque superficiali - la conclusione è che la definizione di uno “Standard di Qualità Ambientale (EQS) totale” costituisce un approccio non necessario e non basato su evidenze scientifiche, che dovrebbe, dunque, essere rivisto per essere semplificato e chiarito. La posizione negoziale del Parlamento europeo, adottata a settembre 2023, conferma l’approccio stringente intrapreso dalla Commissione europea (CE). Il Consiglio dell’UE deve ancora adottare la sua posizione, con tempistiche non ancora definite. Quanto alla proposta di Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, di particolare interesse per l’industria chimica è il tema del trattamento dei microinquinanti. Tra le criticità segnalate ai principali decisori politici italiani a Bruxelles, vi è l’introduzione di un trattamento quaternario (aggiuntivo) atto a rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane, con costi che, attraverso un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR), graverebbero sui produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici. Il Parlamento europeo dovrebbe finalizzare la sua posizione entro novembre, mentre in Consiglio i lavori proseguono sotto la Presidenza spagnola, che entro ottobre punta all’adozione della posizione finale del Consiglio o, qualora non fosse possibile, di un report sull’andamento dei lavori.

Infine, limitatamente al tema della qualità dell’aria, sempre nell’ottobre del 2022 la CE ha proposto una revisione della Direttiva di riferimento (c.d. AAQD). Tra le novità introdotte, figurano il diritto al risarcimento nel caso di un danno alla salute causato da una violazione delle norme, nonché una maggiore chiarezza sulle informazioni pubbliche sulla qualità dell’aria, sull’accesso alla giustizia e sulle sanzioni. Inoltre, a livello delle autorità locali, maggiore attenzione sarà data a modelli e piani per il monitoraggio e il miglioramento della qualità dell’aria. Nel momento in cui si scrive, sono in corso i negoziati interistituzionali.

FARM TO FORK

A conferma della rilevanza del settore agricolo per l’economia europea, uno degli obiettivi chiave delineati dalla Commissione europea (CE) nel Green Deal riguarda le iniziative dedicate alla sostenibilità del settore agroalimentare e alla tutela della biodiversità in Europa. Pertanto, Federchimica sta monitorando attivamente gli sviluppi istituzionali della Strategia Farm to Fork (in italiano “Dal produttore al consumatore”) e della Strategia UE sulla biodiversità per il 2030. Presentate congiuntamente dalla CE il 20 maggio 2020, le due strategie ambiscono, rispettivamente, a rendere i sistemi alimentari dell’Unione più rispettosi dell’ambiente e resilienti alle crisi, e a proteggere e ripristinare l’ambiente naturale e gli ecosistemi

Nell’estate del 2022, la CE ha presentato una proposta per il Regolamento uso sostenibile agrofarmaci (SUR), che fissa obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre del 50% l’uso e il rischio complessivi degli agrofarmaci chimici e l’uso degli agrofarmaci più pericolosi entro il 2030. Gli Stati membri sono chiamati a fissare obiettivi nazionali di riduzione entro parametri definiti per contribuire ai target europei Per l’Italia, in base alle regole di calcolo della CE, la riduzione sarebbe del 62%. Federchimica ha sottolineato ai decisori politici le possibili conseguenze di un target così elevato in termini di sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e salubrità dei prodotti. In generale, i target di riduzione sono oggetto di ampio dibattito in Parlamento europeo. (PE) e nel Consiglio dell’UE, che stanno esaminando la proposta della CE. I Ministri dell’agricoltura dei 27 Stati membri hanno richiesto alla CE dati aggiuntivi in merito all’impatto dei target sulla produzione agricola. Rilevanti per il settore dei fertilizzanti sono il Piano d’azione per la gestione dei nutrienti (INMAP) e la proposta di legge sulla salute dei suoli, presentata dalla CE ad inizio luglio, e che definisce misure per proteggere e ripristinare i suoli e disciplinare un loro uso sostenibile. Ad inizio luglio, la CE ha presentato anche l’atteso quadro giuridico sulle nuove tecniche genomiche (NGT), con cui intende esplorare il potenziale delle biotecnologie agrarie nello sviluppo di un sistema agroalimentare più sostenibile. In particolare, l’intento consiste nel promuovere l’immissione sul mercato UE di piante – inclusi i loro prodotti alimentari e mangimi – modificate al fine di diventare più resistenti a malattie condizioni ambientali estreme e cambiamento climatico.

Si segnala che i dossier di cui sopra, contrariamente ad altri, non vengono seguiti dal Cefic, bensì da numerose Associazioni europee indipendenti.



L’ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA FARMACEUTICA

Nei prossimi anni anche le imprese della chimica operanti nel settore farmaceutico dovranno adeguarsi a importanti cambiamenti a livello legislativo. Ad aprile 2023 la Commissione europea (CE) ha infatti presentato un’ampia proposta di riforma della normativa generale sulla farmaceutica (una Direttiva e un Regolamento). Si tratta di una delle iniziative di punta della Strategia Farmaceutica per l’Europa, adottata dalla CE nel 2020 per rafforzare il settore farmaceutico europeo, anche alla luce dell’esperienza della pandemia. La proposta della CE interviene su molteplici aspetti quali le tempistiche di autorizzazione dei medicinali, gli incentivi all’innovazione, il monitoraggio delle carenze di medicinali e, nel solco del Green Deal europeo, introduce nella normativa anche elementi relativi all’ambiente. In particolare, la CE propone di rendere obbligatoria la valutazione del rischio ambientale dei medicinali per tutte le aziende farmaceutiche che immettono medicinali nel mercato dell’UE. Le nuove proposte passeranno al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE. Come fatto nell’ambito della Strategia Farmaceutica, Federchimica seguirà il dossier con la massima attenzione, sensibilizzando i decisori politici italiani a Bruxelles sui temi di maggiore rilevanza per le associazioni interessate.

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