I mercati di destinazione più importanti dell’export chimico rimangono quelli avanzati dell’Europa occidentale (Germania, Francia, Spagna) e gli USA che, negli ultimi 5 anni, si sono distinti per un particolare dinamismo.  
Tra i Paesi emergenti, presentano le quote più elevate Polonia, Turchia e Cina. 
Anche l’import proviene prevalentemente da altri Paesi europei, Germania in primis. Tuttavia, in seguito alla crisi energetica, la Cina si è affermata quale secondo Paese fornitore passando da una quota del 5% nel 2019 a quasi il 16% nel 2024. Ciò dimostra come condizioni di competitività penalizzanti per la chimica, italiana ed europea, comportino non solo una grave perdita dal punto di vista economico-sociale, ma anche un arretramento in termini di tutela ambientale in quanto si traducono in maggiori importazioni da Paesi a basso costo, caratterizzati da standard inferiori e minori garanzie.
 Come conseguenza del conflitto in Ucraina e delle sanzioni che hanno colpito anche prodotti chimici, la quota di esportazioni verso la Russia è quasi dimezzata (dal 2% nel 2021 all’1,2% nel 2024). L’incidenza del mercato russo, pur essendo nel complesso limitata, risultava più significativa per alcuni prodotti quali vernici e adesivi. In termini di import, la maggiore rilevanza si riscontrava nell’ambito dei fertilizzanti.