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L'INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE

Dati e analisi per conoscere meglio l'industria chimica

L'obiettivo è rendere disponibili, in modo semplice, le informazioni necessarie per la comprensione delle problematiche dell'industria chimica, del suo ruolo e dei suoi trend evolutivi nel mondo e in Italia. Ogni sezione tratta un argomento specifico accompagnando al testo alcune tavole.

La competitività ha valore sociale e dipende dal Sistema Paese

La competitività dell’industria chimica è molto sensibile alle condizioni esterne all’impresa, cioè al cosiddetto Sistema Paese.

Come già venticinque anni fa l’economista statunitense Michael Porter scriveva “nel mercato globale non si fanno concorrenza solo le imprese ma anche le Nazioni”: in altre parole, le condizioni di competitività esterne alle imprese sono molto rilevanti per le scelte di localizzazione.

Normative e Pubblica Amministrazione, costo dell’energia, infrastrutture e logistica, ricerca e sistema formativo sono tutti fattori che – se carenti nel confronto internazionale – possono danneggiare gravemente la competitività delle imprese in Italia. La chimica ne è un chiaro esempio proprio perché la sua competitività dipende molto da questi fattori esterni.  

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Prima del conflitto in Ucraina, gli acquisti di materie prime e semilavorati rappresentavano il 58% del valore della produzione dell’industria chimica, mentre le spese per i servizi (energia inclusa) il 20%. Il valore aggiunto generato risultava pari al 22% del valore della produzione, ripartito tra spese per il personale (11%) e MOL (11%).

La struttura del conto economico consente di individuare la rilevanza dei diversi fattori di competitività ma, al tempo stesso, di mettere in luce il contributo della chimica al benessere collettivo. Dato che la ricchezza, per poter essere distribuita, deve prima essere generata la competitività ha valore sociale.

L’industria chimica intrattiene relazioni con un’ampia varietà di attori sociali: il valore economico complessiva-mente distribuito alla collettività raggiunge i 51 miliardi di euro. Grazie a livelli di produttività del 60% superiori alla media manifatturiera, le imprese riconoscono ai loro lavoratori oltre 6 miliardi di euro. Gli acquisti di beni e servizi da altre imprese ammontano a 44 miliardi di euro. La chimica contribuisce al bilancio pubblico e all’offerta di servizi ai cittadini, versando tributi per 1 miliardo di euro ai quali si aggiungono oltre 2 miliardi di imposte e oneri sociali connessi alle spese per il personale. Il valore economico trattenuto – pari a 5,3 miliardi di euro – finanzia gli investimenti, essenziali per assicurare un futuro al settore e al Paese anche in relazione alla transizione ecologica.

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