Prima del conflitto in Ucraina, gli acquisti di materie prime e semilavorati rappresentavano il 58% del valore della produzione dell’industria chimica, mentre le spese per i servizi (energia inclusa) il 20%. Il valore aggiunto generato risultava pari al 22% del valore della produzione, ripartito tra spese per il personale (11%) e MOL (11%).
La struttura del conto economico consente di individuare la rilevanza dei diversi fattori di competitività ma, al tempo stesso, di mettere in luce il contributo della chimica al benessere collettivo. Dato che la ricchezza, per poter essere distribuita, deve prima essere generata la competitività ha valore sociale.
L’industria chimica intrattiene relazioni con un’ampia varietà di attori sociali: il valore economico complessiva-mente distribuito alla collettività raggiunge i 51 miliardi di euro. Grazie a livelli di produttività del 60% superiori alla media manifatturiera, le imprese riconoscono ai loro lavoratori oltre 6 miliardi di euro. Gli acquisti di beni e servizi da altre imprese ammontano a 44 miliardi di euro. La chimica contribuisce al bilancio pubblico e all’offerta di servizi ai cittadini, versando tributi per 1 miliardo di euro ai quali si aggiungono oltre 2 miliardi di imposte e oneri sociali connessi alle spese per il personale. Il valore economico trattenuto – pari a 5,3 miliardi di euro – finanzia gli investimenti, essenziali per assicurare un futuro al settore e al Paese anche in relazione alla transizione ecologica.