Imprese a controllo estero- una risorsa preziosa

La chimica si contraddistingue per una presenza radicata delle imprese a capitale estero che contribuiscono in modo significativo al benessere del territorio italiano attraverso un valore della produzione di 18 miliardi di euro nel 2020, investimenti per oltre 700 milioni di euro all’anno e acquisti di beni e servizi presso fornitori italiani per 8 miliardi di euro.

L’attività realizzata in Italia coinvolge la R&S per oltre 170 milioni di euro all’anno, anche alla luce della presenza di diversi centri di eccellenza responsabili per l’intero Gruppo a livello mondiale in riferimento a specifiche aree della chimica o produzioni.

Le imprese a capitale estero sono una risorsa importante per la chimica, anche perché costituiscono una parte rilevante delle imprese di maggiori dimensioni operanti in Italia: rappresentano, infatti, oltre il 40% degli addetti impiegati nelle grandi imprese.

I Gruppi internazionali sono spesso un modello di riferimento per il settore e l’intera filiera. Potendo attingere alle migliori pratiche generate in tutto il mondo (non solo in termini di presidio dei mercati esteri, ma anche di modelli organizzativi, formazione, competenze, responsabilità sociale), spesso rappresentano la punta più avanzata di un settore, quello chimico, già di per sé tra i più avanzati. Basti pensare che la loro produttività del lavoro, espressa come valore aggiunto per addetto, è oltre il doppio della media manifatturiera.


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Non c’è contrapposizione tra imprese estere e nazionali, anzi le due tipologie tendono sempre più ad assomigliarsi.

La specializzazione in funzione dei fattori di competitività locali e la proiezione verso il mercato globale (attraverso l’export e l’internazionalizzazione produttiva) accomunano le imprese chimiche nazionali ed estere.

A fronte di un andamento del mercato interno dalle fasi alterne, l’orientamento all’export ha visto una notevole accelerazione nell’ultimo decennio. Tale processo di trasformazione ha visto tra i protagonisti anche le filiali dei Gruppi esteri: la quota di produzione destinata all’export si colloca attualmente oltre il 70%.

In effetti, complessivamente oltre il 60% del valore della produzione chimica realizzato in Italia fa riferimento a imprese multinazionali a controllo estero o nazionale.

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Nonostante i noti vincoli del Sistema Paese, in Italia esiste un know-how chimico forte e distintivo in grado di attrarre gli investimenti esteri. Infatti la quota di addetti delle imprese a capitale estero – pari al 29% nell’industria chimica – è prossima alla media europea (34%) e più che doppia rispetto all’industria manifatturiera italiana (14%).

Le indagini condotte presso il top management delle imprese a capitale estero evidenziano, quali maggiori punti di forza della realtà italiana, la qualità delle Risorse Umane – che uniscono le competenze tecniche e scientifiche ad una elevata flessibilità e capacità di problem solving – e un’ampia base industriale, caratterizzata da tante imprese clienti fortemente innovative e disponibili a testare nuovi prodotti chimici.

Le diverse crisi – da quella finanziaria globale a quella del debito pubblico fino alla recente pandemia – non hanno pesantemente ridimensionato la presenza estera nella chimica italiana: la quota, espressa in termini di addetti, è infatti scesa dal 31% al 28%. Inoltre, tale calo si ridimensiona in modo significativo se si tiene conto della riconfigurazione societaria di alcuni importanti Gruppi esteri, che ha comportato lo scorporo delle attività commerciali.

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