Chimica come solution provider


L’industria chimicacon prodotti quali gas medicinali, principi attivi farmaceutici, disinfettanti e prodotti per l’igiene, materiali per mascherine e altri dispositivi di protezione individualesi è dimostrata indispensabile nella lotta al Covid-19 e nella tutela della salute.

Alla luce della sua capacità di mettere a punto soluzioni tecnologiche in grado di coniugare l’uso responsabile delle risorse naturali con le moderne esigenze di benessere, la chimica è strategica anche nel perseguire con successo la transizione ecologica e gli ambiziosi obiettivi del Green Deal.

Sono, infatti, moltissimi gli ambiti nei quali la chimica promuove lo sviluppo sostenibile, contribuendo al raggiungimento dei 17 obiettivi delle Nazioni Unite. Dalla bioeconomia alla valorizzazione dei rifiuti, dalla mobilità alla cattura e utilizzo della CO2 e allo sviluppo delle energie rinnovabili.

Già nel 2009, la Commissione Europea ha riconosciuto che la chimica non solo non è un problema, ma rappresenta un vero e proprio “solution provider” per realizzare la transizione ecologica supportando la competitività.

Il Piano d’Azione per l’industria chimica rappresenta un segnale nella giusta direzione e sono apprezzabili le iniziative di semplificazione. Tuttavia, le azioni di riposizionamento finora assunte dall’Europa rischiano di essere troppo timide.

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L’industria chimica ha sviluppato
numerose tecnologie volte ad abbattere il consumo energetico delle abitazioni per far fronte al riscaldamento globale e alla limitata disponibilità di risorse energetiche.

Tenendo conto che gli edifici sono responsabili di oltre il 30% dei consumi finali complessivi di energia (IEA), l’efficienza energetica consente, allo stesso tempo, importanti risparmi economici e fondamentali benefici ambientali.

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La chimica contribuisce significativamente allo sviluppo sostenibile anche della mobilità grazie a soluzioni che rendono le auto sempre più sicure ed eco-compatibili.

È elevato il contenuto di chimica nelle auto di oggi ed è destinato a crescere in quelle del futuro. In media in ogni auto sono, infatti, presenti oltre 4.000 euro di prodotti chimici e, nel corso degli ultimi dieci anni, il contenuto di chimica è cresciuto di circa il 30%.

Le materie plastiche – che rendono le auto più leggere – gli elastomeri innovativi e gli additivi per i pneumatici – che riducono l’attrito – e i materiali antipioggia per l’asfalto consentono di comprimere i consumi di carburanti e di ridurre l’usura dei pneumatici oltre a garantire ottimali condizioni di sicurezza. Le auto a guida autonoma richiedono vernici in grado di proteggere i sensori dal freddo e dallo sporco. Ulteriori contributi della chimica provengono da additivi, catalizzatori e carburanti alternativi in grado di abbattere le emissioni inquinanti, così come dal ruolo di primo piano nello sviluppo delle batterie per le auto elettriche.

La transizione ecologica richiederà non meno, ma più chimica: ad esempio la mobilità sostenibile ne comporterà almeno il 30% in più (The European House - Ambrosetti, anno 2024).

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È di primaria importanza il ruolo della chimica anche in tema di sicurezza alimentare, riduzione degli sprechi e lotta alla fame e alla sete nel mondo.

La disponibilità di nuove tecnologie e prodotti sempre più innovativi, sicuri e rispettosi dell’ambiente garantisce i raccolti anche in condizioni avverse e in quantità assai più rilevanti, protegge le colture dal maltempo, difende gli animali dalle malattie, migliora la conservazione e la qualità dei prodotti alimentari, consente la depurazione e la distribuzione di acqua potabile.

Inoltre, gli imballaggi in plastica portano benefici evidenti, come dimostra la considerevole differenza di emissioni di CO2 tra la produzione dell’imballaggio e lo spreco alimentare che si verrebbe a generare in assenza di adeguate forme di conservazione: ad esempio, grazie alla plastica, per ogni chilo di carne prodotta che non viene sprecata, si evitano 13 kg di emissioni di CO2. Più in generale, le confezioni in plastica, aumentando la vita utile dei cibi freschi, riducono lo spreco alimentare tra il 4% e il 16% (Associazione Italiana di Ingegneria Chimica, anno 2023).

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