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L'INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE

Dati e analisi per conoscere meglio l'industria chimica

L'obiettivo è rendere disponibili, in modo semplice, le informazioni necessarie per la comprensione delle problematiche dell'industria chimica, del suo ruolo e dei suoi trend evolutivi nel mondo e in Italia. Ogni sezione tratta un argomento specifico accompagnando al testo alcune tavole.

Un settore socialmente responsabile e attento alla persona

Un efficace sistema di Relazioni Industriali, come quello presente nel settore chimico, è in grado di coniugare la costante ricerca delle migliori condizioni di competitività con un forte orientamento alla responsabilità sociale.

La chimica è infatti il primo comparto industriale ad avere istituito un fondo settoriale per la previdenza integrativa (Fonchim) e uno per l’assistenza sanitaria (FASCHIM). Le quote di dipendenti iscritti – rispettivamente pari all’82% e all’89% – sono tra le più alte nell’ambito dei fondi settoriali dell’industria. A FASCHIM sono iscritti anche 103 mila familiari dei dipendenti.

Sostenuti da una lunga tradizione di dialogo e partecipazione tra le Parti sociali, tutti i rinnovi del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sono avvenuti entro la scadenza, con negoziati pragmatici ed innovativi.

Relazioni Industriali positive sono uno strumento di competitività e produttività, come testimonia il contenuto tasso di assenteismo del settore (nel pre-pandemia pari al 5,1% a fronte di una media industriale del 6,4%). Nel 2021 l’incidenza delle ore non lavorate sulle ore lavorabili annue ha risentito del Covid, risultando pari al 6,1%. La causa principale di assenza dal lavoro è la malattia non professionale (con un’incidenza del 3,2%). Infortuni e malattie professionali incidono solo per lo 0,3%, testimoniando la forte attenzione alla sicurezza dei lavoratori. L’incidenza pressoché nulla delle ore di sciopero conferma le relazioni positive tra le Parti sociali.

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Nell’industria chimica e farmaceutica più del 95% dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato e la quota di assunzioni stabili o stabilizzate è superiore al 60%. In particolare, il 45% delle assunzioni avviene direttamente con contratto a tempo indeterminato e un ulteriore 15%, inizialmente con contratto a termine, viene poi trasformato in contratto a tempo indeterminato. Gli strumenti contrattuali di flessibilità del lavoro sono, infatti, utilizzati nel settore in maniera appropriata e socialmente responsabile.

Ogni anno, in media, vengono instaurati nuovi contratti per oltre il 10% dell’occupazione settoriale, dei quali circa il 30% coinvolge persone con meno di 30 anni. Inoltre, le imprese chimiche offrono mediamente oltre 1.500 stage all’anno. L’industria chimica si conferma, pertanto, un’importante opportunità di formazione e lavoro per molti giovani attraverso l’attivazione, ogni anno, di circa 5.000 tra stage e posizioni lavorative.

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La chimica, in quanto industria ad elevato contenuto tecnologico, avrà sempre più bisogno di giovani menti dotate di una solida formazione e specifiche competenze soprattutto nelle materie scientifiche: attualmente, il 22% degli addetti del settore ha meno di 35 anni.

Nonostante i rilevanti fattori di incertezza che condizionano il quadro generale, le imprese stanno investendo sui giovani anche per dotarsi di nuove competenze in ambiti strategici ed orientati alla sostenibilità quali la ricerca e la digitalizzazione. Dal 2015 l’occupazione under-35 è aumentata del 13% a fronte di un incremento decisamente più contenuto nell’industria manifatturiera (+3%).

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L’industria chimica è caratterizzata da un’importante presenza femminile, con una quota superiore alla media industriale in particolare per le qualifiche più elevate (quadri e dirigenti). Negli ultimi 5 anni l’occupazione femminile nel settore è aumentata del 9% con una presenza tra i quadri e i dirigenti di oltre il 22%. Inoltre, risulta ben più significativa, rispetto al comparto industriale nel suo complesso, la quota di donne nell’ambito del personale di R&S: 30% a fronte del 18%.

Un vincolo ad una maggiore presenza femminile è rappresentato dalla quota di donne tra i laureati in discipline chimiche. Recentemente ha raggiunto il 48% pur rimanendo inferiore di 9 punti percentuali alla media complessiva e con un divario ancora più ampio nei confronti dell’area farmaceutica.

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Nell’industria chimica e farmaceutica la contrattazione aziendale è largamente diffusa e coinvolge l’89% dei lavoratori a fronte del 68% nel totale dell’industria. Relazioni tra le Parti sociali, ispirate al dialogo continuo e ai principi di responsabilità sociale anche a livello aziendale, contribuiscono a rafforzare la coesione e la competitività.

La contrattazione di secondo livello consente di sostenere la competitività e le retribuzioni, in primis attraverso l’erogazione di un premio di partecipazione variabile e correlato alla produttività (di cui beneficia il 90% dei lavoratori coperti da un contratto aziendale).

Questo è anche l’ambito nel quale sviluppare e regolamentare in modo condiviso strumenti – quali l’orario di lavoro (73%), lo smart working (51%) e la formazione (48%) – in linea con le specifiche esigenze aziendali e tenuto conto di quelle dei lavoratori.

Il settore si distingue, inoltre, per le numerose iniziative di responsabilità sociale e welfare contrattuale. Il 66% dei lavoratori coperti da un contratto aziendale beneficia di politiche di welfare aggiuntive rispetto a quanto previsto dalle norme di legge e dal Contratto Nazionale e della possibilità di utilizzare in questo senso parte del Premio di partecipazione (rispetto ad una quota prossima al 52% nell’industria). Anche gli strumenti di conciliazione vita-lavoro (59%) confermano una diffusione superiore alla media industriale (48%).

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