Scenario economico e prospettive per le imprese chimiche 2019-2020

26 agosto 2019
Di seguito la sintesi del documento disponibile in versione integrale nella sezione Dati e Analisi

UNO SCENARIO ECONOMICO PER LE IMPRESE CHIMICHE

Le tensioni commerciali indeboliscono l’economia mondiale

Il 2019 si conferma un anno denso di incertezze e vede materializzarsi alcuni rischi, in particolare il commercio internazionale risente sensibilmente delle tensioni tra USA e Cina. Queste tensioni riflettono un fenomeno più ampio di crisi delle Istituzioni internazionali multilaterali. La maggiore conflittualità tra Paesi riduce la capacità di coordinamento, rendendo i cicli economici più volatili. Potrebbe, inoltre, risultare più difficile la definizione di standard globali condivisi sui temi di sviluppo sostenibile.

Grazie a politiche diffusamente espansive, la crescita mondiale non si arresta

Alla luce delle ambizioni tecnologiche cinesi, le tensioni con gli USA non sembrano destinate a sopirsi. Per evitare una brusca frenata, la Cina ha varato un ingente piano di stimoli (oltre 770 miliardi di $). In questo contesto, l’economia cinese potrà proseguire in una traiettoria di graduale rallentamento (previsioni del PIL: dopo il +6,6% del 2018, +5,9% nel 2019 e +5,0% nel 2020). Negli USA la crescita rimarrà robusta nel 2019 (+2,3% del PIL), mentre nel 2020 proseguirà a ritmi decisamente più moderati (+0,9%). La Banca Centrale ha interrotto l’aumento dei tassi di interesse e, verosimilmente, li ridurrà per contrastare il rallentamento. Ciò rappresenterà un elemento di distensione anche per i Paesi emergenti altamente indebitati in valuta estera (come la Turchia).
Grazie a politiche diffusamente espansive, l’economia mondiale si manterrà in crescita, pur scontando un rallentamento (PIL: dopo il +3,7% del 2018, previsto in crescita del 3,1% nel 2019 e del 2,6% nel 2020). Nel 2019-20 il commercio mondiale si confermerà sottotono (rispettivamente +2,8% e +2,4%).

Elevata volatilità del prezzo del petrolio

Le previsioni collocano, in media d’anno, il prezzo del petrolio intorno ai 67$ sia nel 2019 sia nel 2020, tuttavia l’elevata incertezza del quadro geo-politico renderà possibili consistenti oscillazioni. Tale volatilità rappresenta un fattore di disturbo per il settore chimico ma, dal punto di vista macroeconomico, non innescherà significativi processi inflazionistici consentendo alle politiche monetarie di mantenere un’intonazione espansiva.

Europa in significativo rallentamento, soprattutto nei settori industriali

Sta proseguendo la fase di debolezza dell’industria manifatturiera europea, che non dipende solo dall’auto ma si estende alla gran parte degli altri settori.
La persistente incertezza del quadro politico contribuisce a frenare il ciclo degli investimenti e, più in generale, le decisioni di acquisto. Oltre al rischio di dazi sulle importazioni USA di automobili, non si può escludere una Hard Brexit (uscita senza accordo) nell’autunno 2019. Inoltre, l’esito delle elezioni, che ha portato ad una composizione del Parlamento europeo molto diversa dal passato, insieme alla possibile uscita dei rappresentanti inglesi potrebbero portare a posizioni più marcatamente anti-industriali.
Tra i principali Paesi europei, la Germania risulta la più colpita dal rallentamento a causa della dipendenza dal commercio estero e della forte rilevanza dei settori in più consistente frenata, ossia l’auto e la meccanica (che complessivamente rappresentano l’11,5% del PIL).
Contribuiranno, tuttavia, a sostenere l’economia europea la politica monetaria (con ulteriori misure di stimolo), l’intonazione moderatamente espansiva della politica fiscale e i consumi delle famiglie (in presenza di retribuzioni in graduale rafforzamento).
Il tasso di cambio si confermerà su livelli non troppo sfavorevoli nel 2019 (1,14$ in media), ma potrebbe subire tendenze al rafforzamento nel 2020 (previsione 1,24$) alla luce del rallentamento degli USA in presenza di un debito pubblico in ulteriore espansione.
In questo contesto, l’economia europea si riporterà su ritmi di crescita modesti (PIL Area Euro: dal +1,9% del 2018 al +1,1% del 2019 seguito dal +1,0% nel 2020). La frenata dell’industria manifatturiera risulterà evidente già a partire dal 2019 e, nel 2020, potrà vedere solo un limitato miglioramento (produzione Area Euro dopo il +2,0% del 2018, nel 2019 0,0% e nel 2020 +1,0%).

Politica fiscale italiana moderatamente restrittiva nel 2020

L’elevato debito pubblico italiano rappresenta un pesante vincolo perché sottrae ingenti risorse all’economia (67 miliardi di spesa per interessi nel 2019); non sussiste, tuttavia, un effettivo rischio di insolvenza in quanto, ad esso, fanno da contraltare una consistente ricchezza e un basso indebitamento privato.
L’Italia, al momento, ha evitato la procedura di infrazione per debito eccessivo, ma la manovra per il 2020 sarà un passaggio delicato perché, in assenza di coperture alternative, la piena sterilizzazione delle clausole di aumento dell’IVA (pari a 23 miliardi di euro) porterebbe il deficit oltre il 3%, alimentando nuove tensioni finanziarie. 
Nella consapevolezza che una manovra fortemente restrittiva avrebbe un impatto recessivo, penalizzante anche per il rapporto debito/PIL, la politica fiscale richiederà un compromesso con le Istituzioni europee e, nel 2020, avrà verosimilmente un’intonazione moderatamente restrittiva.

In Italia bassa crescita, ma si evita la recessione

Nell’ipotesi di un’evoluzione del contesto esterno non fortemente avversa, si ritiene che l’Italia possa evitare la recessione, ma la crescita risulterà pressoché nulla nel 2019 (+0,1%) e limitata nel 2020 (+0,5%).
Per la chimica un possibile risveglio degli investimenti in costruzioni, dopo un lungo ciclo recessivo, potrebbe rappresentare un importante fattore di sostegno (+2% previsto sia nel 2019 sia nel 2020) a condizione che non siano riallocati i fondi pubblici ad essa destinati.

Industria italiana più competitiva e in grado di affrontare il rallentamento ciclico

In un contesto complesso, il manifatturiero italiano sta continuando a tenere il passo con l’Europa a dimostrazione del fatto che, alla fragilità del quadro politico nazionale, fa da contraltare una notevole capacità competitiva del sistema industriale. 
La produzione manifatturiera italiana è prevista in leggero calo nel 2019 (-0,3%) e in modesto recupero nel 2020 (+1,0%).
L’industria ha raggiunto importanti progressi anche sul fronte della capitalizzazione che la rendono meno esposta a rischi di restrizione creditizia, comunque limitati alla luce dei bassi tassi di interesse e delle imminenti nuove operazioni di finanziamento alle banche a condizioni agevolate. 

SITUAZIONE E PROSPETTIVE PER L’INDUSTRIA CHIMICA

Per la chimica in Italia, crescita debole non solo nel 2019 ma anche nel 2020

L’andamento della produzione chimica in Italia si conferma complessivamente debole e fortemente altalenante (+0,3% su base annua nei primi 5 mesi). In effetti, l’attuale fase riflessiva coinvolge tutta l’industria manifatturiera europea e trova riscontro nella moderata contrazione della chimica a livello UE (-0,4%).
Diversamente dal recente passato, è venuto meno il traino dell’export (dal +2,8% in valore nel 2018 al +0,1% nella prima parte dell’anno in corso). Tra le destinazioni principali, spiccano le contrazioni di Germania (-3,4%), Spagna (-3,5%), Turchia (-15,8%), Cina (-4,6%) e Russia (-9,2%).
Diversi fattori vincolano le prospettive di crescita settoriali. Innanzitutto i dazi e lo spettro di una guerra commerciale tra USA e Cina, tenuto conto che l’industria chimica è fortemente integrata a livello globale. Anche in Italia, infatti, il 60% della produzione chimica fa capo a imprese multinazionali, siano esse a capitale estero (38%) o nazionale (22%).
Inoltre, desta preoccupazione la prossima Legge di Bilancio e, soprattutto, la possibilità di nuovi contrasti tra Governo italiano e Istituzioni europee, che andrebbero ad alimentare l’incertezza e le tensioni finanziarie con ricadute negative per tutto il sistema produttivo.
Vi sono, poi, alcuni fattori che colpiscono direttamente l’industria chimica: le vendite di materie plastiche, già oggi, stanno subendo gli effetti negativi del bando delle monouso (in vigore dal 2021, che colpisce una produzione in cui l’Italia vanta una leadership a livello europeo) e, più in generale, di campagne mediatiche indiscriminate contro l’uso di questo prezioso materiale, dannose e prive di ogni fondamento scientifico. Basti pensare allo spreco alimentare che si verrebbe a generare in assenza dell’imballaggio in plastica che ne consente la conservazione pari, ad esempio, a 13 kg di emissioni di CO2 per un chilo di carne prodotta.
In questo contesto, si prevede che la crescita della produzione chimica in Italia risulterà debole non solo nel 2019 (+0,3%), ma anche nel 2020 (+0,5%) con significativi rischi al ribasso nel caso in cui il contesto macroeconomico, nazionale o internazionale, subisse un ulteriore deterioramento.

La chimica continua ad investire sul futuro

In una fase caratterizzata non solo dal rallentamento ciclico, ma anche da profondi mutamenti tecnologici e sociali, l’industria chimica è consapevole dell’importanza di continuare ad investire sul futuro. In Italia, dopo la metalmeccanica, è il settore che sta investendo di più nelle tecnologie di Industria 4.0 (con 380 milioni di investimenti).
L’ambito dove le potenzialità di Industria 4.0 sono maggiori – tanto da portare alla denominazione di Chimica 4.0 – è l’implementazione dei modelli di economia circolare, attraverso la raccolta e la condivisione di grandi masse di dati tra gli attori della filiera e il miglioramento dei processi lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti.

Protagonista della sfida dell’economia circolare, ma è necessario l’impegno corale di Istituzioni e cittadini 

L’industria chimica riveste un ruolo strategico per promuovere l’economia circolare in quanto si colloca a monte di numerose filiere e possiede le competenze tecnologiche relative alla gestione delle sostanze e alla trasformazione della materia.
La portata della sfida e l’ambizione europea di essere leader su questo fronte rendono necessario intervenire in tutte le fasi del ciclo di vita, utilizzando un ampio spettro di tecnologie già disponibili o in fase di sviluppo.
Oltre a migliorare ulteriormente l’efficienza e la compatibilità ambientale in fase di produzione (tenuto conto che, ad esempio, le emissioni di gas serra sono già state ridotte del 55% dal 1990), un contributo significativo deriverà dal cosiddetto eco-design ossia dalla riprogettazione dei prodotti allo scopo di aumentare l’efficienza delle risorse, facilitare il recupero, il riciclo e la valorizzazione dei materiali a fine vita.
Con riferimento alla gestione dei rifiuti, il potenziamento della raccolta differenziata e del riciclo meccanico è fondamentale ma è illusorio pensare di fare affidamento solo a questa modalità.
Un ruolo importante potrà rivestire anche il riciclo chimico (o molecolare), vale a dire la scomposizione delle catene chimiche per poi produrre combustibili o nuove materie prime.
Queste tecnologie sono in fase di sviluppo ma presentano alcuni vincoli, soprattutto con
riferimento a determinate tipologie di materiali.
Di conseguenza, non si potrà fare a meno – anche in futuro – dei termovalorizzatori che, attraverso il recupero del contenuto energetico dei rifiuti, evitano il ricorso ad altre fonti combustibili. Già oggi, in Italia, vi è una presenza insufficiente di termovalorizzatori: sono solo 39 a fronte dei 126 in Francia e dei 121 in Germania. Di conseguenza, una parte consistente dei rifiuti industriali viene destinata ad impianti di gestione all’estero, il che comporta pesanti aggravi di costo ed è incoerente con il principio di considerare i rifiuti come una risorsa e con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un’industria locale per la loro valorizzazione.
In conclusione, la sfida dell’economia circolare vede l’industria chimica in prima linea ma non può prescindere dall’impegno delle Istituzioni, nel fornire un quadro normativo stabile e basato sull’evidenza scientifica oltre ad adeguate infrastrutture, e dei singoli cittadini, i cui comportamenti sono determinanti. 

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