Chimica, un settore strategico con orizzonte europeo

04 giugno 2018

“L’industria chimica in Italia è vivace, solida, offre lavoro di qualità e investe in innovazione e welfare ben più di altri comparti manifatturieri. E’ un settore che può dare molto al Paese: al nuovo Governo offriamo la massima collaborazione nel difficile compito di conciliare interesse individuale e collettivo per il bene comune”. Così Paolo Lamberti, Presidente di Federchimica, oggi, nel corso dell’Assemblea annuale della Federazione nazionale dell’Industria chimica.

La chimica in Italia vale 55 miliardi di euro, di cui 30 miliardi destinati alle esportazioni, dove l’Europa pesa più del 61%.  
Il settore conferma il buon andamento (+2% circa), anche dell’export (+4,2%), che riesce a migliorare la performance eccezionale del 2017. 
Sono però soprattutto i fattori qualitativi a fare della chimica in Italia, terzo produttore europeo e nono nel ranking mondiale, un settore vitale e attrattivo: “siamo oggi una delle punte avanzate del Made in Italy – ha proseguito Lamberti. 
“Lo dimostrano i dati: l’ISTAT ci pone tra i primi tre settori del suo Indice di Competitività, che calcola la capacità di crescita nel medio periodo nel mercato globale, ovvero, la possibilità di offrire occupazione di qualità. 
“Le statistiche sulle sofferenze bancarie (4% rispetto alla media del 20%) ci pongono di gran lunga come il settore più virtuoso, anche se mostrano le difficoltà che le nostre imprese hanno con i propri clienti”. 

Un quadro eloquente viene dai dati relativi alle imprese chimiche estere operanti in Italia: producono un valore che sfiora i 20 miliardi di euro (pari a settori rilevanti quale il mobile o le bevande) di cui circa il 60% viene esportato, anche grazie a un consistente investimento in ricerca (oltre 170 milioni). 
“Sono imprese che vengono in Italia per produrre, fare ricerca, offrire posti di lavoro e, in molti casi, insediare veri e propri centri di eccellenza” ha commentato Lamberti.
“I buoni risultati nascono dal nostro orientamento al mercato globale, con risultati di export anche migliori della media europea; da un’innovazione sempre più basata sulla ricerca e sempre più diffusa anche tra moltissime medie e piccole imprese; tanti laureati tra i neoassunti, ormai quasi il 30%, ben 10 punti più della media nazionale; tantissima formazione in azienda per dare centralità alle persone”.

Cosa serve alla chimica in Italia per diventare polo di attrazione per nuovi investimenti e proseguire il deciso percorso di crescita degli ultimi anni?
Secondo Lamberti, occorre superare i fattori atavicamente nemici dell’industria e dell’industria chimica in particolare: tempi lunghissimi per le autorizzazioni (“in altri Paesi richiedono pochi mesi, da noi anche più di 5 anni”); un quadro giuridico complesso, che genera incertezza, specie quando le decisioni vengono assunte più sulla scorta dell’emozione che dei riscontri scientifici; un quadro normativo ancora da semplificare, per rendere più snelli gli iter amministrativi e le procedure autorizzative.

Il Presidente Lamberti ha indicato il ruolo fondamentale delle Istituzioni nel perseguimento della sostenibilità, sottolineando che "dopo decenni di sviluppo della cultura ambientale, l'Italia ha bisogno di un 'ambientalismo del sì', ovvero, di Istituzioni che sappiano anche dire sì, non solo no. La sostenibilità vera si costruisce con l’impegno congiunto di Istituzioni e imprese, con investimenti complessi che danno ritorni nel lungo periodo e che hanno bisogno di tempi brevi e certi per essere realizzati".

L’ambito nel quale l’industria chimica vuol continuare a operare è certamente l’Europa “che, per noi, è un orizzonte, non un confine: non è pensabile chiudere le frontiere, ristabilire le dogane, tornare ad una moneta nazionale, limitare con vari e vecchi artifizi il commercio intra-comunitario. E’ interesse di tutti mantenere la manifattura in Europa e non spostarla in aree dove sicurezza, salute e ambiente sono meno tutelati.
Perché, Lamberti sottolinea, “la UE si è dotata negli anni della normativa chimica più restrittiva al mondo: i cittadini europei devono esserne consapevoli e sentirsi tutelati qui, più che altrove”.
I rigorosi processi stabiliti dalle norme europee, però, devono tutelare non solo la salute e l’ambiente, ma anche le imprese che hanno investito ingenti risorse per rispettarli e per dimostrare la sicurezza e la validità dei loro prodotti.
“Abbiamo bisogno di più Europa anche se, certamente, di un’Europa migliore: chiediamo un atteggiamento propositivo anche su questo fronte e offriamo tutta la vitalità di un settore così strategico per l’industria manifatturiera e, in definitiva, per tutto il nostro sistema economico” ha concluso Lamberti.

All’Assemblea sono intervenuti Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria; Emma Marcegaglia, Presidente di Business Europe; Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo.

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